1421-2021: perché è necessario ricordare?
Seicento anni fa Bernardino da Siena visitò Mantova per predicarvi la Quaresima.
Era il 1421 e no, oggi non abbiamo alcuna testimonianza scritta di ciò che il santo senese disse nei suoi sermoni. Possiamo ipotizzare, tuttavia, che gli argomenti trattati siano stati quelli da lui spesso frequentati: la carità contrapposta alla piaga dell’usura, la critica ai costumi mondani e, naturalmente, la Passione del Signore. Sermoni sì intrisi di citazioni scritturistiche, ma allo stesso tempo fecondi di connessioni con il reale, con il quotidiano delle persone che accoglievano il suo parlare chiarozzo chiarozzo.
Ma cosa resta della presenza del santo in città, oltre alle tradizioni popolari e al “si dice”?
Nel 1418 Bernardino si trovava a Mantova per il Capitolo Generale dei Frati minori, celebrato presso il convento di San Francesco. I grandi oratori dell’Ordine – tra i quali il nostro – erano presenti e Gianfrancesco Gonzaga, futuro marchese della città, promosse delle predicazioni pubbliche permettendo a tutta popolazione di parteciparvi.
La tradizione e le fonti dicono che la sposa del Gonzaga, Paola Malatesta, donna acuta e capace nel governo, oltre che anima sinceramente religiosa, rimase colpita a tal punto dalle parole di Bernardino che lo volle nuovamente in città per predicare la Quaresima del 1421.In questa occasione probabilmente chiese aiuto al nostro per orientare verso l’Osservanza la nuova fondazione clariana da lei promossa e che si stava costituendo proprio in quegli anni: il monastero del Corpo di Cristo. Chiamata dal monastero osservante milanese di Sant’Orsola suor Franceschina da Giussano, Paola favorì e promosse questa nuova presenza in città. Proprio qui, dopo sua figlia Cecilia, si ritirò per passare gli ultimi anni della sua vita. In poco tempo il Corpus Christi prosperò a tal punto da diventare riferimento per molti altri monasteri della pianura che, fondati o riformati da suore della fondazione mantovana, ne assunsero l’impostazione e la Regola.
Tra Cinque e Seicento il monastero, conosciuto ormai come Santa Paola, accolse fino a un centinaio di suore. Seguirono i secoli difficili del declino gonzaghesco, dell’avvento del potere francese e austriaco, delle soppressioni, dell’abbandono e dell’utilizzo militare. Dal 1990 il Santa Paola è sede di un Istituto che propone corsi di specializzazione in vari settori, come quello della conservazione e il restauro dei Beni Culturali.
Ecco, quindi, cosa resta del passaggio di Bernardino da Siena a Mantova.
Resta un monastero che non è più, eppure è stato – ed è ancora! – laboratorio di Bellezza.
Restano le domande che ci pone questo luogo, in cui ci il bello e il bene comune sono curati.
Nell’epoca del tutto e subito, del voler vedere risultati e profitti immediati ai nostri sforzi, ricordare il frutto dell’amicizia tra Paola e Bernardino può aiutare, forse, a porci qualche domanda sul nostro “esserci” qui e ora: siamo ancora capaci di aprirci alle ispirazioni di un laicato impegnato? Siamo disposti ad avviare processi e non occupare spazi fisici, esistenziali, spirituali?
Ricordare il Bernardino che guada il Mincio navigando sul suo mantello, che riempie le piazze e mette pace predicando il Santissimo Nome di Gesù è giusto, vero, bello e buono… ma forse troppo facile. Sono miracoli che oggi non ci scomodano abbastanza.
Ricordare, invece, il Bernardino che “si fa usare” dalla politica – anche se illuminata – per creare qualcosa di nuovo, riuscendo ad intravedere il Bene che sta al di là, potrebbe aiutarci a definire cosa significa essere frati minori oggi, per non inciampare in quel rischio a cui spesso alludeva fra Giacomo Bini: l’essere più curiosi che significativi.
Fr. Alessandro
Convento S. Francesco, Mantova